Il 2019 è stato un anno di importanti novità nel settore delle locazioni turistiche. Una delle più importanti ha riguardato l’introduzione del codice identificativo affitti brevi: ma che cos’è di preciso, e come fare ad ottenerlo? Ci sono delle sanzioni per chi non si adegua? Va riportato su Airbnb e Booking?
Di tutto questo parleremo nell’articolo di oggi, dando anche qualche suggerimento pratico tratto dalla nostra esperienza di gestione appartamenti per conto dei proprietari.
L’idea di creare un sistema nazionale che fosse in grado di permettere alle autorità un maggior controllo era nell’aria già da tempo (alcune regioni hanno già operativo il proprio “CIR”) ma solo con il decreto crescita 2019 è stata approvata una misura definitiva in tal senso. Lo scopo è principalmente quello di controllare il pagamento della tassa di soggiorno e verificare se chi pubblica annunci è realmente autorizzato a farlo.
Ma andiamo con ordine: se ti prendi qualche minuto, tra poco avrai una panoramica generale di tutto quello che devi sapere sull’argomento!
Indice dell'articolo
Cos’è, e perché bisogna averlo
Il codice identificativo affitti brevi è una sigla alfanumerica che sarà rilasciata ed associata direttamente ad ogni struttura ricettiva, compresi gli appartamenti ad uso turistico. Possederla sarà importate innanzitutto per permettere agli appositi organi statali di fare i dovuti controlli, e poi per evitare di pagare le relative multe. Le strutture contrassegnate entreranno a far parte di una banca dati nazionale usufruibile dagli enti interessati (Agenzia delle Entrate, Comuni…) istituita presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo.
La prima parte della norma recita testualmente (comma 4 art. 13 quater del decreto crescita 2019):
“Al fine di migliorare la qualità dell’offerta turistica, assicurare la tutela del turista e contrastare forme irregolari di ospitalità, anche ai fini fiscali, presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo è istituita una apposita banca dati delle strutture ricettive nonché degli immobili destinati alle locazioni brevi ai sensi dell’articolo 4 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, presenti nel territorio nazionale, identificati mediante un codice alfanumerico, di seguito denominato “codice identificativo”, da utilizzare in ogni comunicazione inerente all’offerta e alla promozione dei servizi all’utenza”
Gli scopi di questa disposizione sono molteplici:
- Lotta all’evasione: molti proprietari di fatto continuano ad affittare senza aver dichiarato la propria attività e quindi senza essere in regola, evitando di pagare tasse ed imposte. Con il codice, sarà più facile verificare chi è in regola e chi no.
- Recupero della tassa di soggiorno. In molti comuni italiani ogni gestore è tenuto a riscuotere un imposta giornaliera o forfettaria per ogni guest. Questo importo va ovviamente girato agli appositi enti, e lo Stato vuole essere in grado di controllare chi omette il versamento.
- Trasparenza dell’offerta turistica. Numerose sono le frodi che girano online, in un nostro video abbiamo spiegato come evitarne alcune. Sapere di avere a che fare con strutture riconosciute aumenta la credibilità dell’intero sistema.
Si pensa che il codice alfanumerico verrà poi utilizzato anche ai fini della ritenuta di acconto che si intende accollare ai portali, ma su questo fronte la battaglia è ancora in corso e non si conoscono gli esiti.
Chi rilascia il codice identificativo antievasione, e come richiederlo?
Molti dei proprietari che ci contattano per chiederci la gestione del proprio alloggio non sanno a chi rivolgersi per la richiesta del codice identificativo affitti brevi. Si tratta di un problema diffuso e giustificato, dato che di fatto ancora oggi non è uscito il decreto applicativo che doveva chiarire come veniva gestita la banca dati, come comporre il codice e quindi come richiederlo. Risultato? La confusione più totale, con gli stessi incaricati comunali che non sanno cosa rispondere.
Che fare quindi?
Per quelle regioni che hanno già adottato il proprio CIR, noi di Turidea consigliamo di richiederlo al proprio SUAP e utilizzarlo. Laddove invece non ci sia una disciplina locale in materia non ci resta che attendere, e vedere come (e quando) il codice identificativo affitti brevi verrà regolamentato.
Al momento, le regioni dotate di un proprio CIR regionale sono: Lombardia, Puglia, Veneto, Piemonte e Campania.
Multe e sanzioni: ecco cosa si rischia
L’art. 13 quater comma 8 della legge 58 del 28 Giugno 2019 parla delle sanzioni che rischia chi non dovesse richiedere o pubblicare il proprio codice identificativo. Qual è la multa? Si va da un minimo di 500 ad un massimo di 5.000€, e importo può raddoppiare in caso di reiterazione dell’infrazione.
Stando al comma 7, i soggetti coinvolti sono “…titolari delle strutture ricettive, soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare e soggetti che gestiscono portali telematici…”.
Si tratta di una sanzione decisamente importante, e vale la pena quindi capire bene non solo come richiedere il proprio codice, ma anche dove pubblicarlo: si, perché la legge richiede che sia reso noto su ogni comunicazione inerente all’offerta e la promozione. Cerchiamo di dire qualcosa in più su questo aspetto nel prossimo paragrafo.
Dove scrivere il codice su Airbnb o Booking
Durante le nostre consulenze spesso ci chiedono “dove devo mettere il codice identificativo Airbnb?”. Innanzitutto, questo lo avrai capito, non è un codice che riguarda solo Airbnb, ma ogni piattaforma simile come Booking, Homaway, Expedia ecc. Il problema è che di fatto non esiste un campo dedicato dove inserire la stringa alfanumerica, ed ecco che allora i proprietari si ingegnano come possono: chi la riporta nel titolo, chi nelle foto, chi nella descrizione.
Stando alla legge, leggendo il comma 7, non sembra esserci una distinzione purché il riferimento sia visibile.
Un aiuto per chi non ha tempo
Ti sembra tutto troppo complicato? In parte hai ragione, spesso non è facile orientarsi nel mondo degli affitti brevi: è un mercato in continuo e rapido mutamento. Cosa fare allora se sei interessato a questa tipologia di affitto ma non hai tempo?
I casi sono 2: o rinunci, o ti fai aiutare. Se scegli la seconda opzione, ti possiamo dare una mano.
In Turidea ci occupiamo di gestione appartamenti in affitto breve, ovvero gestiamo per conto dei proprietari le maggiori attività coinvolte, mirando ad alleviare il proprietario di ogni preoccupazione.
Ci occupiamo di promozione, ottimizzazione annunci, prezzi, assistenza in loco, gestione pulizie e manutenzioni.
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